La Cappella Brancacci
Una visita per conoscere la straordinaria rivoluzione pittorica del primo Quattrocento

In evidenza
Nella splendida cornice della cappella Brancacci, all’interno della chiesa del Carmine, andremo alla scoperta di uno dei più importanti protagonisti del primo Quattrocento fiorentino, Masaccio.
- Un capolavoro del Rinascimento fiorentino
- La storia e le alterne vicende della Cappella
- Le Storie di San Pietro affrescate sulle pareti
- La pittura di Masolino e di Masaccio a confronto
- Gli interventi di Filippino Lippi
Maggiori informazioni
Chiunque si appresti a scoprire Firenze, col desiderio di conoscerne i suoi innumerevoli capolavori, non potrà fare a meno di visitare uno dei luoghi dell’eccellenza cittadina, la Cappella Brancacci nella chiesa di Santa Maria del Carmine, in Oltrarno. Gioiello indiscusso del Rinascimento fiorentino ed esempio principe del nuovo modo di fare pittura, la cappella venne affrescata in più riprese nel Quattrocento.
Fatta costruire alla fine del XIV secolo da Pietro Brancacci, esponente di una delle famiglie più potenti di allora, i lavori per la sua decorazione ebbero però inizio soltanto nel 1423 quando un discendente di Pietro, Felice, per ricordare il suo avo, dette incarico a Masaccio e Masolino da Panicale di affrescare il luogo con le Storie di San Pietro.
I due artisti collaborarono fino al 1425, anno in cui Masolino partì per l’Ungheria; i lavori proseguirono con il solo Masaccio, ma per poco tempo: qualche anno dopo la partenza del collega, il pittore venne chiamato a Roma, dove morì nell’estate del 1428 nel suo ventisettesimo anno di vita. E così la Cappella Brancacci rimase incompiuta. Si dovette aspettare circa cinquant’anni e l’arrivo di Filippino Lippi per vedere completato il ciclo.
Una storia complessa e travagliata, quella della cappella, e non solo nel XV secolo ma anche in tempi successivi se si pensa che nel Seicento scampò a un ammodernamento in senso barocco desiderato dal suo nuovo patrono, il marchese Feroni e che nel secolo successivo venne danneggiata, fortunatamente non negli affreschi, da un grosso incendio che distrusse la basilica.
La visita avrà come focus proprio la cappella e la prima cosa che stupirà, entrandoci, è l’armonia delle figure e della gamma cromatica che rende quasi irriconoscibile la distinzione delle diverse mani. Per volontà di Felice Brancacci, i due artisti infatti lavorarono sulle stesse pareti, usufruendo di un solo ponteggio, proprio per evitare una qualsiasi frattura stilistica. Persino il Lippi, molto tempo più tardi, cercò di uniformarsi al linguaggio già utilizzato dai suoi predecessori come appare evidente nella scena raffigurante La resurrezione del figlio di Teofilo e San Pietro in cattedra.
Evento non in programma
Se vuoi essere sempre aggiornato sugli eventi in programma iscriviti alla nostra newsletter oppure contattaci