Tabernacoli fiorentini in Oltrarno

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Un viaggio alla scoperta dei Tabernacoli sulla riva sinistra dell’Arno per farci raccontare tante e curiose storie di viaggiatori, di antiche credenze e di tradizioni popolari.
- Gli artisti a servizio di Compagnie, conventi e ricchi committenti
- Le testimonianze di un’antica devozione popolare
- Un percorso alla scoperta di confraternite e conventi soppressi
- Le conseguenze della terribile pestilenza del 1348
- La triste vicenda di Camilla Martelli, seconda moglie di Cosimo I
Maggiori informazioni
Firenze vanta un primato anche nella presenza di immagini votive poste lungo le strade: sono oltre mille i tabernacoli cittadini e creano un vero e proprio museo a cielo aperto che offre molti spunti per raccontare la storia e lo sviluppo della città attraverso i secoli.
La tradizione del tabernacolo ha in realtà origini lontanissime: già nell’antica Grecia si innalzavano lungo le strade erme o piccoli altari per invocare la protezione e il favore degli dei. Anche i Romani costruivano edicole devozionali agli incroci delle strade, oppure lungo i confini delle proprietà private. Nel Medioevo, poi, era diffusa la credenza che streghe e diavoli si radunassero presso bivi e crocicchi e per evitare che malcapitati viandanti incappassero in queste presenze malefiche, venivano eretti pilastrini e cellette con immagini sacre.
A Firenze un grande impulso alla diffusione dei tabernacoli lo diede Pietro da Verona, il frate domenicano giunto in città nel 1243 per combattere l’eresia patarina. Egli invitò i Fiorentini a posizionare immagini mariane nelle case e lungo le vie, così da rafforzare il culto della Madonna e testimoniare la propria ortodossia. E la Vergine è infatti la protagonista dei primi tre tabernacoli che si incontreranno in piazza del Carmine, luogo dal quale ha avvio il nostro itinerario. Qui un tempo si trovavano molte case di “orpellai”, artigiani specializzati nella doratura del cuoio, probabili committenti di alcune di queste immagini devozionali e benefattori delle istituzioni del quartiere, quali l’Ospizio di Sant’Agnese o il convento di Santa Monaca, nel quale venne rinchiusa Camilla Martelli, moglie morganatica di Cosimo I dei Medici.
La Vergine divenne ancora più protagonista nei decenni successivi alla pestilenza del 1348. Negli anni terribili del morbo, infatti, i tabernacoli erano stati oggetto di un culto ancora maggiore: lumini ardevano davanti ad essi per invocare l’aiuto divino e, per diminuire le occasioni di contagio, si iniziò a celebrare la messa proprio lungo le vie, dotando alcuni dei tabernacoli di mense d’altare.
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